Cinque ottobre a Roma

Il 5 ottobre si è tenuta a Roma una manifestazione contro il genocidio della popolazione palestinese.

Noi abbiamo aderito sui nostri contenuti, oltre che di rifiuto del genocidio, contro l’allargamento del conflitto, il militarismo, le spese militari italiane e la repressione di qualsiasi forma di dissenso.

La manifestazione ha assunto una connotazione particolare per il divieto, esclusivamente politico, deciso dal ministro Piantedosi e confermato dal Questore di Roma. Dopo un anno di mobilitazioni settimanali per la Palestina a Roma tutte svolte in modo assolutamente pacifico era talmente evidente la velleità nel vietarla per “motivi di ordine pubblico” che hanno esplicitamente dichiarato che era vietata per gli argomenti che alcuni dei partecipanti avrebbero potuto sostenere.

Si tratta di un’ulteriore involuzione autoritaria di un governo che con il Ddl 1660 cerca di seppellire con anni di galera qualsiasi forma di opposizione sociale e solidale, che con il premierato vuole un governo autoritario e forte, che vuole che le manifestazioni avvengano solo su argomenti che decidono loro e che vuole confinare qualsiasi forma di opposizione a votare, ogni quattro anni, il pagliaccio di turno.

La stampa mainstream ha, con continuità su quanto sta facendo sul massacro a Gaza ed il Libano, appoggiato le scelte governative seminando il terrore su quanto sarebbe potuto succedere,  paventando scene di guerra a Roma senza interrogarsi sulla legittimità delle scelte repressive del governo e sull’eliminazione della libertà di manifestare.

La polizia ha poi cercato in tutti i modi di impedire l’arrivo dei compagn* in piazza. Fin dalla sera prima Roma è stata costellata di posti di blocco. Sono stati fermati gli autobus di linea in arrivo in città e sono stati fermati tutti i viaggiatori con precedenti politici. Diversi pullman diretti al corteo sono stati bloccati sulle autostrade, i passeggeri schedati, in un caso caricati, in altri casi rimandati indietro dopo aver fatto dei fogli di via ad alcuni dei passeggeri. Sulle autostrade di accesso a Roma, il traffico veicolare era ridotto ad una corsia con controlli sulle auto “sospette” e conseguente blocco quasi totale del traffico. Le stazioni dei treni di Roma sono state presidiate ed assediate da controlli asfissianti con richiesta di documenti a chiunque apparisse “strano”. La piazza di convocazione del corteo era completamente circondata da blindati (spesso con grate a chiudere gli spazi tra gli uni e gli altri). Si poteva entrare solo da minuscoli varchi e spesso a chi entrava venivano chiesti i documenti.

Ci sono stati, a detta della Questura, 1.600 manifestanti identificati e sono stati emessi 40 fogli di via: una misura assolutamente arbitraria nei confronti di persone la cui unica colpa era di voler manifestare.

Nonostante queste brutali intimidazioni (e nonostante la pioggia battente) diverse migliaia di compagn* sono riusciti a raggiungere Piazzale Ostiense, dove era previsto il concentramento. La Questura, per evitarsi ulteriori problemi, ha allora deciso di autorizzare il presidio (lasciando comunque i blocchi per arrivare in piazza, continuando ad identificare, intimorire e sanzionare con fogli di via chi arrivava). Alla fine saranno almeno 15.000 i compagn* presenti dimostrando che le intimidazioni non hanno fermato la volontà di manifestare.

In piazza c’era solo un camioncino con un’amplificazione minima dove si sono succeduti alcuni interventi, rappresentativi solo di una piccola parte delle realtà presenti in piazza, ascoltati solo dai presenti nelle immediate vicinanze e dal contenuto, in molti di loro, sloganistico e tifoseggiante.

Per circa due ore il presidio è stato assolutamente pacifico e tranquillo. In questa fase tre studenti del Righi (due ragazze ed un ragazzo) sono andati via portando con loro una bandiera palestinese. Poco lontano dal concentramento e nonostante tutta la polizia presente sono stati aggrediti e malmenati da quattro sionisti: il ragazzo è finito in ospedale per i calci ricevuti quando era caduto a terra.

In piazza, vista l’inutilità della trattativa con la polizia per poter fare un corteo, una parte dei presenti ha provato a forzare l’uscita fronteggiando in corteo i blindati che chiudevano le varie uscite. Intanto la manifestazione veniva dichiarata sciolta. Giunti all’altezza del varco di Via Ostiense ci sono stati un po’ di spintonamenti con la polizia. Niente di particolarmente eclatante. C’è stato un fronteggiamento con la polizia con lancio di petardi e lacrimogeni a strappo (quelli che si lanciano a mano). Poi improvvisamente la polizia ha deciso di gasare tutta la piazza, di caricare selvaggiamente chi era rimasto lì, di usare anche un idrante contro i manifestanti. Sei fermi e parecchi manifestanti feriti ed un paio di piccoli cortei fatti da chi si era allontanato dalla piazza sono stati il risultato di quest’ultima parte della manifestazione.

Nei prossimi giorni faremo valutazioni politiche più approfondite. Adesso ci limitiamo a registrare l’applicazione, prima della sua approvazione formale, del Ddl 1160, la minaccia di Piantedosi di “un autunno nero” e l’allargamento dei massacri delle popolazioni in Palestina, al Libano e in tutta l’Asia sudoccidentale.

Gruppo Anarchico Bakunin – FAI Roma e Lazio

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